01/12/2020

La difesa dei diritti umani inizia dal nostro linguaggio

La difesa dei diritti umani inizia dal nostro linguaggio

Intervista a Gina Quiroz

Il tema approfondito durante il laboratorio che ha coinvolto la classe 5ºE del Liceo Linguistico Carducci di Bolzano è quello della tratta e dello sfruttamento di esseri umani.

Insieme a Gina Quiroz, referente dell’Unità di contatto del Progetto Alba dell’Associazione Volontarius, gli studenti hanno iniziato una riflessione intorno a questo fenomeno che appare così complesso e lontano da noi. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio e per farci raccontare da dove arriva la sua energia, così brillante e coinvolgente, che tutti i giorni la spinge a difendere in prima persona i diritti delle persone più fragili.

Ciao Gina, quando nasce in te la volontà di stare al fianco delle persone più fragili?

Quando avevo 18 anni ho avuto un’incidente che mi ha costretta a stare in ospedale molto a lungo. Non potevo fare nulla, nemmeno muovermi. Quando passava da me un’infermiera o un addetto alle pulizie e mi diceva “Ciao Gina!” mi illuminava la giornata. Era solo un saluto, ma contava molto per me.

Ho iniziato a capire che sono le piccole cose che fanno la differenza nella vita, come quando mi portavano una piccolezza, come un banale bicchiere d’acqua. Sono i gesti semplici che ti aiutano a stare bene.

È in questo periodo della mia vita che ho iniziato maturare la decisione di voler prendermi cura degli altri. È stato un momento difficile, ma anche uno dei migliori della mia vita, perché mi ha permesso di aprire gli occhi.

Io ho ricevuto moltissimo dopo il mio incidente, ora tocca a me dare.
La vita è molto complessa, ci sono tanti alti e bassi, almeno facciamo quel che facciamo con passione! Questo è lo spirito con cui sono cresciuta e con cui ogni giorno vivo la mia vita e il mio lavoro.

Da dove è partito il tuo percorso?

Quando ero in ospedale mi piaceva sentire che qualcuno chiamava il mio nome, poche parole mi potevano far sentire speciale. Però può facilmente succedere il contrario: ricordo che un giorno un infermiere mi disse “Gina tu sei pigra e non vuoi alzarti!”. È un commento banale, che può sembrane innocuo, ma in quel momento mi ha fatto tanto male. Anche se non voleva farmi del male, ho iniziato a piangere come una matta. Le parole hanno un grande potere e vanno utilizzate nel modo corretto, soprattutto con le persone che si trovano in una situazione di fragilità. È importante conoscere il significato delle parole e saperle usare nel modo e nel momento giusto.

Le parole plasmano il nostro pensiero e il nostro mondo. Dobbiamo riconoscere il loro peso e dare loro la giusta importanza.

Le persone vittime di tratta o che si trovano in una situazione di grande vulnerabilità hanno visto i propri diritti negati. Il linguaggio che utilizziamo nei loro confronti fa la differenza. È anche questo che facciamo con il Progetto Alba: sensibilizziamo sul prestare attenzione a quello che diciamo, al nostro sguardo, ai nostri gesti.

Il tema della tratta e dello sfruttamento di esseri umani è molto complesso e può intimorire.
Che consiglio daresti ad una persona che vuole iniziare a supportare le persone vittima di tratta o sfruttamento?

È vero che sembra una tematica molto difficile e lontana da noi, ma in realtà ci tocca tutti. Tutti noi vediamo le persone che chiedono l’elemosina in strada o compriamo delle fragole raccolte da un lavoratore i cui diritti non sono stati rispettati.

Per chi vuole difendere i diritti delle persone vittime di tratta dico di ricordare che essere una vittima di tratta è semplicemente una condizione, non è un timbro che si ha sulla fronte per tutta la vita. È solo qualcosa che ti succede in un momento specifico della tua vita.

Secondo te cosa può fare la creatività per i diritti umani?

Tutti noi sogniamo un mondo migliore, un mondo dove i diritti di tutti sono riconosciuti e rispettati. Possiamo sognare, pensare ed immaginare, ma dobbiamo rendere ciò che abbiamo dentro di noi concreto! E la creatività ci permette di fare questo: possiamo trasformare ciò che abbiamo dentro di noi in qualcosa di tangibile e reale. Attraverso l’arte possiamo comunicare agli altri i nostri sogni e le nostre speranze. È questo secondo me che hanno fatto i ragazzi e le ragazze della 5ºE del Liceo Carducci con le loro fotografie: hanno rappresentato e reso vivo ciò che costudivano dentro di loro. Le immagini ci permettono di visualizzare, di comprendere, di vedere le cose da più vicino e in modo più reale.

Take Action ci permette di trasmettere e rendere vivi questi nostri sogni!