Intervista a Valentina Stecchi
Abbiamo chiesto alla disegnatrice Valentina Stecchi, una delle partecipanti ai laboratori di fotografia e diritti umani, cosa può fare l’arte per i diritti di tutti. Valentina, che dai suoi pastelli non può mai staccarsi, ha il sogno di “portare più colore” per promuovere una maggior consapevolezza.
Ciao Valentina, cosa ti ha colpito di più di questo laboratorio?
Mi ha fatto pensare che a scuola ho imparato tutto sugli egizi, ma non ho mai fatto una lezione su cosa sono i diritti umani o su come è nata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Mi sono resa conto di quante cose non conoscevo in merito ai diritti umani e ho scoperto che ci sono degli articoli che nemmeno pensavo esistessero.
Qual è il diritto umano che senti maggiormente risuonare in te?
Sono molto legata al tema della migrazione. Prima di questo laboratorio non sapevo ci fosse un articolo che parla nello specifico della libertà di spostamento di tutte le persone. Spesso si pensa che la possibilità di muoversi sia un privilegio di chi se lo può permettere, non si pensa invece mai che migrare è di fatto un diritto sancito dalla Dichiarazione.
Ogni individuo ha il diritto alla libertà di movimento.
Ogni individuo è libero di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio.
Attraverso le fotografie che ho scattato durante il laboratorio ho voluto raccontare e rafforzare l’articolo 12. L’ho voluto rappresentare perché secondo me è strettamente connesso a tanti altri diritti per me importanti, come ad esempio il diritto allo studio.
Perché è importante secondo te promuovere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?
Mi rendo conto sempre di più della nostra indifferenza. Siamo tutti concentrati sui nostri problemi personali e raramente rivolgiamo lo sguardo agli altri. Mi sembra che tante persone stiano vivendo rifugiati nella propria bolla grigia. Ci lamentiamo perché la pandemia non ci permette di andare a trovare i nostri amici, ma come si può pensare a divertirsi con gli amici quando ci sono famiglie che non riescono a portare a tavola la cena, o ci sono bambini che non possono fare scuola a distanza perché non hanno la possibilità di acquistare una connessione WIFI? I problemi che esistevano prima del Covid 19 non sono spariti. Continuano ad esserci le diseguaglianze, la povertà, le discriminazioni, … E non sono situazioni lontane da noi.
Penso che sia necessario difendere i diritti umani di tutti sempre, non solo quando ci accorgiamo che i nostri iniziano a vacillare. I diritti sono tutti collegati e interconnessi tra di loro, così come lo sono le persone. Se rafforziamo i diritti degli altri, rafforziamo anche i nostri.
Secondo te cosa può fare l’arte per i diritti umani?
L’arte è un linguaggio che può comunicare con tutti. Ci permette di raccontare ciò che sta sotto la superficie ed arrivare allo stomaco e al cuore delle persone. L’arte invita il nostro pensiero ad osservare il mondo da un punto di vista più emotivo ed empatico.
E secondo me è anche quello che abbiamo fatto con questo laboratorio: ci siamo immersi in una tematica apparentemente lontana da noi e, grazie al linguaggio creativo della fotografia, l’abbiamo osservata dal nostro punto di vista e resa nostra.
Dovremmo farlo più spesso. Servirebbe più arte e più colore per prendere sempre maggior consapevolezza.
Cosa custodirai di Take Action?
Questo laboratorio mi ha dato carica. Quando ti batti per le cause che senti giuste, ti senti un po’ solo. Ti sembrano sempre più forti le urla di “chi è contro”. Trovarsi in uno spazio dove si riflette sui diritti umani con sensibilità e partecipazione, ti dà motivazione. Take Action mi ha ricordato che non lotto da sola, ci sono altre persone insieme a me. Ho pensato di non essere l’unica a voler smuovere la zona grigia, la zona dell’indifferenza… non sono sola a voler portare più colore!